In città cosmopolite e sempre più multietniche il mondo dei servizi all’infanzia è chiamato a rispondere alle esigenze educative provenienti da culture diverse.
Secondo le più recenti rilevazioni demografiche la presenza di famiglie straniere in Italia è sempre più stabile e diffusa e, di conseguenza, lo è anche l’esigenza di rimodulare i servizi educativi in modo che siano i più inclusivi possibili.
Date le rilevazioni ISTAT del 2019 il 22% dei neonati, in Italia, è figlio di famiglie miste o straniere.
Ulteriore distinzione va fatta per i nuclei familiari con bambini appena giunti in Italia che rappresentano, anche loro, un numero significativo.
I servizi educativi per i più piccoli sono il primo contesto nel quale i bambini (e spesso anche le loro famiglie) vengono inseriti.
Lo scambio culturale rafforza la comunità, ma per essere pienamente inclusivo deve essere supportato da una rete sociale.
Il processo di integrazione è anche una sfida per la comunità scolastica. Sfida che si fa più difficile se la condizione economica e sociale delle famiglie di origini straniere si differenzia significativamente dalla condizione degli altri genitori e bambini iscritti al nido per status economico.
Cosa fare per colmare la dicotomia e rendere la relazione la più inclusiva possibile?
Bisogna agire su due piani differenti: sia dal punto di vista didattico con i bambini, sia dal punto di vista della partecipazione alle attività con gli adulti.
Quali attività multiculturali promuovere con i più piccoli?
Per prima cosa la scuola può promuovere laboratori multimediali (più inclusivi dato che utilizzano strumenti e mezzi di comunicazione differenti) volti a condividere le proprie diversità e a conoscere le abitudini e i comportamenti, dettati e condizionati da contesti culturali di origine differenti.
L’arte è sicuramente inclusiva per natura. Ben vengano, quindi, le attività grafiche e musicali per sperimentare il reciproco riconoscimento.
Anche i laboratori green aiutano a prendere dimestichezza con il territorio che circonda il bambino.
Il coinvolgimento delle famiglie
Molto spesso però la Dirigenza Scolastica fa l’errore di concentrarsi solo sui modelli didattici multietnici tralasciando la relazione diretta con le famiglie. Nulla di più sbagliato!!
La famiglia è parte fondamentale del processo di integrazione dell’alunno.
Ottime tutte quelle iniziative che coinvolgono in attività collegiali i genitori, supportate anche da incontri culturali e sociali extra scolastici. L’obiettivo è quello di creare un confronto e potenziare ogni forma di socializzazione.
L’esempio de “I Giardini di Zeus”
Nei plessi scolastici de “I Giardini di Zeus”, asili nido presenti a Roma e situati in quartieri con una significativa presenza di famiglie da poco trasferitesi nel territorio come a Colle Prenestino, oltre a portare avanti attività a supporto della sfera cognitiva e psicologiche in grado di potenziare lo scambio di conoscenze reciproche e aumentare la consapevolezza, viene offerto un servizio ulteriore.
I Giardini di Zeus offrono un modello di inserimento completo, volto a rappresentare una guida e un punto di incontro anche e soprattutto per gli adulti.
Parallelamente alle attività di socializzazione interculturale applicate in orario scolastico ed extra, all’interno delle scuole sono presenti degli sportelli di ascolto e confronto per le famiglie.
Gli incontri servono per colmare il gap linguistico delle famiglie e risolvere e approfondire quelle che possono essere le criticità riscontrate dagli adulti.
Fra le varie iniziative inclusive promosse vi sono quelle legate alle attività teatrali, con un accordo intrapreso con una struttura della zona per rendere il teatro un punto di riferimento culturale per il quartiere.
I Giardini di Zeus hanno deciso di offrire un ulteriore supporto tramite un servizio ad hoc. Oltre alla difficoltà linguistica, le famiglie appena trasferite spesso devono affrontare anche complicate questioni burocratiche legate all’inserimento. Il reperimento di certificati e/o documenti non è sempre semplice e accessibile soprattutto per chi non ha padronanza della lingua e non ha piena contezza dei regolamenti dello Stato nel quale si è da poco trasferito.
Dalla volontà di supportare, anche in questo lato, i genitori dei bambini presenti nella struttura, la scuola ha stretto un accordo con il CAF di zona. Un operatore del Centro di assistenza fiscale sarà a disposizione delle famiglie per rispondere ai quesiti amministrativi sollevati dai genitori. Un servizio teso ad agevolare le varie procedure burocratiche e fiscali che spesso incidono anche sull’iscrizione dei figli all’istituto o sul proseguimento della loro presenza.
La scuola non deve essere solo un luogo dove lasciare i bambini per qualche ora, ma un supporto socio culturale, soprattutto nei contesti urbani dove scarseggiano punti di riferimento territoriali facilmente accessibili.
Un istituto scolastico non si prende carico solo dei bambini, ma anche e soprattutto delle loro famiglie.
Coinvolgere i genitori aiuta a potenziare il processo di inclusione che avrà ovviamente degli effetti, a lungo termine, anche sulla serenità del contesto familiare e sui comportamenti del bambino.